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ANIARA - ODISSEA NELLO SPAZIO

  • Immagine del redattore: sarabaraccani91
    sarabaraccani91
  • 17 apr
  • Tempo di lettura: 3 min
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Titolo: Aniara

Anno: 2020

Regia: Pella Kagerman, Hugo Lilja

Tipologia: Drammatico

Trama: i cambiamenti climatici hanno reso la Terra un luogo incompatibile con la vita, per questo motivo l’uomo ha colonizzato Marte e si sposta verso il pianeta rosso per mezzo di una nave spaziale ricca di comfort chiamata Aniara. Per sfuggire alla collisione con alcuni detriti spaziali l’equipaggio è costretto a deviare la rotta della nave la quale subisce danni al serbatoio. Questo incidente costringe il capitano a dare l’ordine di espellere tutto il carburante per evitare possibili esplosioni. Priva di combustibile, Aniara non può più tornare sulla rotta prefissata ed è costretta a navigare nello spazio senza meta.

 

 Aniara è ispirato all’omonimo poema di Harry Martinson, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1974. L’opera è stata scritta nel 1956 in un contesto, quello della guerra fredda, di forti tensioni e timori per future catastrofi ma anche di sviluppo di nuove consapevolezze e tecnologie.

In quest’epoca si palesano sempre di più alla coscienza umana i temi riguardanti la finitezza delle risorse terrestri, il cambiamento climatico e la caducità della vita.

 

Nel contesto di vita di Martinson, così come in Aniara, l’uomo è costretto ad un costante stato di allerta e tensione dato dalla notizia di un cambiamento irreversibile ed incontrollabile nelle loro vite: una crisi.

 

Dal momento che viene annunciato ai passeggeri che la nave ha perso la rotta e che sarà costretta a vagare nello spazio senza meta, le persone sono mosse dal panico e cercano conforto con tutti i mezzi che hanno a disposizione tra i quali l’abuso di sostanze, la Fede e l’istituzione di nuovi culti, e MIMA.

 

MIMA, uno strumento attraverso il quale è possibile visualizzare un luogo sicuro, un paesaggio naturale del pianeta d’origine, è l’unico contatto che l’essere umano ha con la Terra.

L’entità che consente queste visualizzazioni però, sovraccaricata dalle immagini di dolore e disperazione dei suoi utenti, decide di autodistruggersi.

 

A questo punto, al vissuto di crisi delle persone si aggiunge quello per il lutto.

 

APPROFONDIMENTO

 

Che sia una crisi o un lutto, l’effetto dell’uno e dell’altro sulla mente umana è molto simile perché quello che è determinato da queste due situazioni è la stessa cosa: un cambiamento.

 

Crisi e lutto sono due situazioni nelle quali subiamo una modificazione nel nostro ambiente (lavorativo, familiare, abitativo ecc.) alla quale dobbiamo adattarci.

L’adattamento richiede un dispendio notevole di energie e risorse e la messa in atto di strategie di fronteggiamento degli eventi che è possibile non possedere.

Si pensi agli addestramenti specifici militari: chi non è preparato non può affrontare scenari di guerra con le stesse capacità di un soldato.

 

Per quanto ci piaccia raccontarci il contrario, l’uomo è abitudinario ed un cambiamento più o meno radicale nelle sue routine è fattore di forte stress (basti pensare a come abbiamo vissuto le limitazioni imposte dalla pandemia).

 

Dal punto di vista emotivo, il fronteggiamento di un lutto o di una crisi passa attraverso diverse possibili fasi, in modo sequenziale o meno.

Queste sono state descritte dalla psichiatra Elisabeth Kübler Ross che osserva nella popolazione l’avvicendarsi dei vissuti in:

 

- Una prima fase di negazione in cui si rifiuta l’accaduto.

- Una fase di rabbia nel quale l’evento è sentito come ingiusto ed immeritato.

- Non necessariamente in questa sequenza, può esserci un periodo di depressione nel quale si sente di non poter superare la crisi o di poter rimediare alla perdita.

- Si può giungere ad una fase di contrattazione nella quale si scende a patti con l’accaduto e si cercano strategie per fronteggiare la situazione.

- Quando la crisi o il lutto sono elaborati, subentra l’accettazione. La situazione è cambiata ed è sottoposta all’esame di realtà della persona.

 

CURIOSITÀ

 

Sono state date diverse interpretazioni al titolo del poema “Aniara” tra le quali la possibile derivazione della parola greca ἀνιαρός, che significa "triste, disperato". Secondo  altri, potrebbe essere una parola composta dai simboli di Nickel ed Argon, elementi presenti nel nucleo e nell’atmosfera terrestri.

 

 “Ci si può proteggere da innumerevoli calamità ma non ci si può proteggere dalla razza umana.”

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