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ANOMALISA – QUANDO QUELLO CHE C’È FUORI NON È MAI ABBASTANZA

  • Immagine del redattore: sarabaraccani91
    sarabaraccani91
  • 12 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 14 apr

AnomalisaPsychologeeks

Titolo: Anomalisa

Anno: 2015

Regia: Charlie Kaufman e Duke Johnson

Tipologia: Animazione

Trama: Michael Stone si reca a Cicinnati per tenere un convegno sulla gestione di un servizio clienti. Nell’albergo dove alloggia conosce Lisa, una donna dalla quale è attratto perché gli sembra diversa da tutti gli altri, unica.

 

 Anomalisa è un film girato interamente in stop-motion.

Girare in stop-motion significa che per ogni singolo fotogramma del film c’è stata una persona che ha mosso di qualche millimetro delle bambole.

 

Ad iniziare dalla scelta della regia quindi, si può cominciare a fare qualche ipotesi su cosa ci si possa aspettare dalla pellicola e sul suo significato.

Quando si parla dell’ordinario, l’opzione più probabile legata ad una scelta di produzione tanto complessa può essere solo una: la magnificenza della tecnica al servizio di una trama inconsistente.

 

Il problema è che il Rasoio di Occam non si applica alle persone che esulano dalla norma: la probabilità è a sfavore del genio e Kaufman è uno di loro. 

Nel suo caso quindi, la tecnica scelta è uno degli strumenti che il regista mette a disposizione del pubblico affinché questi comprenda meglio il suo messaggio.

Proiettando la storia di una serie di marionette, Kaufman crea distacco tra il personaggio del film e lo spettatore; il pubblico non riuscirà ad entrare in empatia con il protagonista.

 

Allo stesso modo, l’assenza di contatto è presente tra il personaggio principale del film (Michael), sè stesso, e ciò che lo circonda, comprese le persone che lo amano.

Michael è un uomo isolato “nella” e “fuori dalla” pellicola. Ha una famiglia e degli amici ma per lui sono tutti uguali, hanno lo stesso volto ed hanno tutti una voce maschile.

 

La forza di questo distacco tra sé e il mondo esterno si nota in maniera prepotente quando in una scena del film, acquista per il figlio minorenne una sex doll rotta all’interno di un sexy shop, regalo poco adeguato all’età e deludente per il bambino. Questa ed altre delle vicende narrate nel lungometraggio evidenziano l’incapacità dell’uomo di mettersi nei panni dell’altro e di intuire che cosa sia più opportuno fare e che cosa no in una determinata situazione.

 

In assenza del contatto con le proprie emozioni, i propri pensieri e sensazioni, Michael trova quindi come espediente per uscire dalla monotonia quello di affidarsi ad una Anomalia.

Lisa è l’unica donna di cui sente la voce, è femminile ed i suoi connotati si distinguono da quelli di tutti gli altri, in particolare per la presenza di una cicatrice sul volto.

L’anomalia per Michael è una persona che esula dalla norma, è Anomalisa.

 

In lei ripone tutte le sue speranze di uscire dalla sua situazione di disagio perché è percepita come diversa da tutti gli altri. Lisa è priva di difetti ai suoi occhi, è speciale. Dopo poco tempo però, anche lei inizia ad assumere i connotati e la voce che caratterizza il resto del mondo e perde la sua funzione di fuga dalla realtà crudele in cui vive il protagonista.

Questo lo riporta alla scialba vita di sempre.

 

Cade la maschera, il velo di Maya è strappato.

 

APPROFONDIMENTO

 

Il problema per una persona con scarso insight è capire che la percezione della monotonia del lavoro, degli affetti e delle routine non ha origine al di fuori di sé ma dentro al proprio Io, in come quell’Io percepisce le cose.

 

Ciò che succede e che ci capita nella vita non è di per sé monotono, triste, divertente ecc. Siamo noi a dargli una determinata connotazione

 

Lo stesso evento, per una persona potrebbe essere felice e per un’altra triste. Si pensi ad esempio a come si possono vivere le festività: per alcuni può essere un momento per ritrovarsi insieme ad amici e familiari e divertirsi, per altri può essere un periodo di malinconia perché al tavolo manca qualcuno di importante. 

 

Spesso, quando tutto ciò che c’è al di fuori di noi ci rende insoddisfatti, quando quello che abbiamo non è mai abbastanza o al pari delle aspettative, non è perché non ci sia effettivamente qualcosa di cui godere nella vita o dal quale trarre piacere; spesso, l’insoddisfazione è frutto di circoli viziosi di pensiero o bias cognitivi che non ci permettono di vivere pienamente ciò che abbiamo rendendoci eternamente inappagati.

Uno di questi meccanismi potrebbe essere un tipo di pensiero TUTTO O NULLA secondo cui “se la vita non ha determinate caratteristiche, allora non è degna di essere vissuta”. È un pensiero generalizzato e totalizzante che vuole che le nostre esperienze debbano essere SEMPRE e SOLO positive, che le persone debbano avere SOLO qualità che ci piacciono e che ci facciano stare bene e così via.

 

Nella realtà dei fatti è molto probabile fare qualche esperienza negativa (affrontare un lutto è quasi inevitabile, ad esempio) o sopportare qualche frustrazione per raggiungere degli obiettivi (per imparare a fare qualcosa è necessario prima applicarsi); nonostante ciò, la vita può comunque riservarci qualcosa di gratificante. Allo stesso modo, le persone che ci circondano hanno modi di fare che ci piacciono ed altri che sopportiamo con più difficoltà, non per questo sono TUTTE da buttare. 

 

Concentrarsi su un’analisi più razionale della propria vita permette di godersi sia i momenti felici che quelli di difficoltà, senza farsi bloccare da visioni estremamente idealizzate di come dovrebbero andare le cose e svalutando ciò che ci accade nel quotidiano.

 

CURIOSITÀ

 

L’Hotel nel quale alloggia il protagonista del film si chiama Fregoli, forse un rimando alla Sindrome di Fregoli.

 

Michael: “Guardate cosa c’è di speciale in ogni individuo. Focalizzatevi su questo.

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